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Taglio
cesareo Secondo
la storia antica, tra i primi a nascere con Taglio Cesareo ci furono
Esculapio, figlio di Apollo, e Caio Giulio Cesare, da cui il nome.
In realtà dell’epoca si ha notizia solo di TC effettuati post
mortem allo scopo di salvare il bambino, mentre sappiamo che la
madre di Giulio Cesare visse ancora molti anni dopo il parto per cui
la notizia è probabilmente infondata. Bisogna
aspettare il XVII sec. ma soprattutto la fine del XIX per assistere
a TC su donne vive e comunque solo alle soglie degli anni 70 del
secolo scorso l’intervento chirurgico per l’assistenza al parto
comincia a diventare diffuso, grazie anche all’ospedalizzazione
del parto. Questo
“spostamento”, unito ai progressi della medicina e della
farmacologia, al miglioramento delle condizioni igieniche,
alimentari ed economiche, ha contribuito a ridurre la mortalità e
la morbilità perinatale. Il
maggiore ricorso al TC si inserisce in questo contesto e ha
consentito di salvare molte vite umane, intervenendo in quelle
situazioni d’urgenza in cui il Parto spontaneo non sarebbe stato
possibile e avrebbe comportato conseguenze gravi fino alla morte. Negli
anni successivi il n° di TC è andato progressivamente aumentando,
così che in Italia si sia passati dall’11,2% del 1980 al 27,9%
del 1996. Attualmente siamo intorno al 30/32% come media nazionale,
con oscillazioni significative: dal 52% della Campania al 18% del
Friuli Venezia Giulia. Questi
dati allarmanti collocano la nostra nazione al 1° posto in Europa e
tra i primi posti al mondo per n° di cesarei eseguiti e sono tanto
più rilevanti se si considera che l’OMS (Organizzazione Mondiale
della Sanità) stabilisce la soglia massima del ricorso al TC al
10/15%, soglia che in Italia è stata abbondantemente superata senza
tenere conto dell’aumento del rischio di mortalità e di morbilità
che oggi si accompagnano al TC rispetto al Parto spontaneo. In
effetti il TC è un vero e proprio intervento chirurgico che
dovrebbe essere praticato solo in casi effettiva necessità. Oggi
però sempre più strutture (e nello specifico sempre più
operatori) propongono il TC con una certa facilità; alla base c’è
un clima medico-legale spesso critico, una non consapevolezza dei
danni da TC e dei benefici da PS, una incapacità di aspettare e di
assistere “immobili” ad un travaglio magari non veloce ma
comunque fisiologico, il desiderio di anticipare e intervenire,
meglio ancora se così si può evitare di doverlo fare di notte, il
desiderio di porre fine alle sofferenze della partoriente, che
oltretutto in travaglio non è in grado di esercitare una scelta
consapevole e si affida volentieri a chi le sta intorno. Scendendo
nello specifico, vediamo come il ricorso a questo intervento sia in
genere proporzionale all’età materna e più frequente nelle
primigravide (dopo un parto spontaneo è più difficile andare
incontro ad un TC). I casi in cui ci si ricorre sono davvero tanti;
tra quelli in cui è davvero consigliato, abbiamo la Presentazione
podalica del feto( il bimbo si affaccia al canale da parto con il
sederino o i piedini anziché con la testa), la gravidanza gemellare
in cui almeno 1 feto sia in presentazione podalica (nelle gemellarità
bisogna considerare l’eventuale prematurità), la prematurità
importante, la placenta previa (la placenta ostruisce il canale da
parto), il distacco di placenta, la sofferenza fetale acuta in
travaglio, l’ipertensione arteriosa, la preeclampsia e
l’eclampsia (crisi tipo epilettiche), casi questi ultimi 3 che
rientrano nel quadro della gestosi, la distocia dinamica (il collo
dell’utero non si dilata o non abbastanza). Altre
cause frequenti di TC elettivo ma in cui è discutibile la
decisione, vediamo la diagnosi di macrosomia fetale, di
presentazione cefalica non di vertice, di miopia materna, di
precesarizzazione. In questi come in altri casi un parto di prova
deve essere di norma tentato. Tra
le cause più frequenti negli ultimi abbiamo anche la richiesta
esplicita da parte delle stesse gestanti. Un tempo la scelta non
c’era; oggi c’è e la donna esercita il proprio diritto. E’
una situazione in sé anomala, perché non legata ad alcuna
situazione di emergenza, ma oggi sempre più di “moda”. Molte
donne gravide infatti scelgono di non affrontare il Parto spontaneo,
per diversi motivi. Dietro tale decisione ci può essere la paura
del dolore, di non riuscire ad sopportarlo, di lasciarsi andare a
comportamenti che riteniamo disdicevoli quali piangere, urlare o
perdere il controllo, a volte la paura di dover comunque fare un TC
magari dopo un lungo travaglio, di subire danni a livello perineale
(con futuri problemi di incontinenza urinaria e prolasso genitale),
alla sfera sessuale, di complicazioni neonatali o anche il desiderio
di scegliere il ginecologo che opera. Se da una parte dovrebbe
essere considerata ammissibile tale scelta, dall’altra la donna
dovrebbe essere informata che non è dimostrato che il parto
spontaneo comporti un maggiore rischio rispetto ai danni perineali,
sessuali e ai problemi neonatali e altresì informata anche delle
possibili complicazioni e degli aspetti negativi del TC. Il
bimbo nato da TC ha infatti maggiore difficoltà di adattamento alla
vita extrauterina con aumento dei casi di problemi cardiaci e
respiratori. Il passaggio nel canale da parto comprime il torace del
neonato, consentendo l’espulsione delle secrezioni dalle vie aeree
e facilitando l’inizio della respirazione autonoma; inoltre
durante il travaglio il polmone fetale produce sostanze che
faciliteranno la respirazione e in un certo senso lo preparano ad
uscire. Durante la progressione nel canale da parto il bimbo riceve
un massaggio profondo e benefico, anche a livello psicologico. Benefici
che mancano nel TC, allorché il bimbo viene estratto senza alcun
passaggio intermedio e catapultato da una realtà di caldo
avvolgimento all’aria esterna, spesso passato da più mani prima
di ritrovare una parvenza di raccoglimento. Il
bimbo nato da TC presenta di più e più a lungo, reazioni tipo da
spavento anche in presenza di stimoli leggeri. A
questo si devono aggiungere gli effetti negativi per la madre.
Esiste infatti una maggiore incidenza di infezioni e ovviamente
tutti i rischi delle complicazioni degli interventi chirurgici.
Inoltre se dopo il Parto spontaneo la ripresa è pressoché
immediata, con il TC permane per qualche giorno una certa difficoltà
di movimento che rende più problematico l’accudimento del bambino
e può incidere anche sull’allattamento al seno. A livello
psicologico materno poi è spesso riscontrata la presenza di un
vuoto tra la gravidanza e l’arrivo del bambino, vuoto che si
traduce in un ritardo della consapevolezza della maternità e in un
senso di inadeguatezza e incapacità, che alcune mamme conservano
addirittura per anni, con ripercussioni anche importanti nel
rapporto madre-figlio. Tra
le varie cause di TC elencate prima merita un approfondimento la
precesarizzazione, che oggi è tra le indicazioni più frequenti. Secondo
l’OMS “non c’è nessuna prova che dopo un precedente TC
trasversale basso sia richiesto un ulteriore TC per la gravidanza
successiva. Parti vaginali dopo un cesareo dovrebbero essere di
norma incoraggiati.” Malgrado
questa indicazione OMS la tendenza diffusa in Italia oggi è di
proporre direttamente alla donna un ulteriore intervento, senza
informarla sulle possibilità di scelta e ponendo spesso la
situazione su un piano di non alternative. Invece l’alternativa
c’è e a livello psicologico un PS consente alla donna di superare
un eventuale senso di inferiorità o inadeguatezza legato al
precedente TC e in un certo senso riabilitarsi al ruolo di
genitrice. A
parte i cesarei d’urgenza, è prassi consolidata ormai programmare
il giorno dell’intervento. Inoltre la data viene spesso fissata
con 1 o 2 settimane d’anticipo rispetto alla data presunta, per
evitare che si instauri un travaglio spontaneo in giorni e orari
“scomodi”; abitudine più delle sale operatorie che delle sale
parti di programmare e organizzare. Così facendo però si rischio
di far nascere bimbi prematuri o comunque non pronti, che si
adattano alla vita extrauterina con molta fatica, con un rischio
aumentato di complicazioni respiratorie, problemi legati al basso
peso e compromissione dell’allattamento materno. Alla
luce di queste ultime evidenze scientifiche è più che mai
importante rispettare la fisiologia e anche in caso di TC elettivo
attendere l’inizio di un travaglio spontaneo, segno che il bambino
ha raggiunto la maturità necessaria ed è pronto per nascere, e
situazione in cui anche l’utero ha modificato la sua struttura
facilitando l’esecuzione del cesareo stesso. Alla
sua prima gravidanza Alessandra ha affrontato un Taglio Cesareo per
la presentazione podalica della sua bimba. Ci racconta che si era
rassegnata a questo evento ma che fino alla fine ha continuato a
sperare che la sua bimba si girasse. Il TC è stato eseguito a 38
settimane per l’instaurarsi di un travaglio spontaneo.
“Ho fatto fatica a sentirla mia, anche perché oltretutto
mi è stata fatta vedere dopo quasi 12 ore. Ero abbattuta”. Dopo
2 anni e mezzo, alla seconda gravidanza, il desiderio di partorire
era ancora più forte. Il bimbo è nato da parto spontaneo dopo un
travaglio lungo e doloroso ma con una grande soddisfazione della
madre. Soddisfazione descritta davvero come totale dopo il parto
sempre spontaneo del terzo figlio:”l’ho proprio fatto io, sono
stata davvero brava, è stato lungo, doloroso, ma ce l’ho fatta”
Raccomandazioni O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) Le seguenti raccomandazioni si basano sul principio che ogni donna ha il diritto a ricevere un'assistenza prenatale appropriata svolgendo un ruolo centrale in tutti gli aspetti dell'assistenza compresa la partecipazione nel pianificare, nel portare avanti e nel valutare l'assistenza stessa; e che i fattori sociali, emotivi e psicologici sono estremamente importanti per un'assistenza appropriata: la nascita è un processo naturale e normale. 1.
Per il benessere psicologico della neo-madre deve essere assicurata
la presenza di una persona di sua scelta - familiare o non - e poter
ricevere visite nel periodo post-natale.
L'episiotomia consiste in una piccola incisione praticata tra la parte posteriore della vulva e l'ano, in quella zona chiamata "perineo", allo scopo di prevenire le lacerazioni spontanee dei genitali esterni della mamma nella fase espulsiva del parto e facilitare la fuoriuscita del bimbo. Il taglio lungo 2-4 cm viene praticato dall'ostetrica utilizzando apposite forbici sterili in base ad una valutazione fatta al momento del parto che tiene conto dell'elasticità dei tessuti materni, delle presunte dimensioni della testa del bambino, della salute del bambino (monitoraggio) o di una diagnosi di presentazione cefalica anomala che può comportare diametri maggiori della testina con il rischio di tempi prolungati del periodo espulsivo e sofferenza fetale. In alcune strutture prima di eseguire l'incisione viene praticata nei tessuti perineali una leggera anestesia locale. D'altronde questa di solito si rivela superflua, perché l'episiotomia viene comunque eseguita nel momento di maggiore distensione del perineo, quando la testina del bimbo preme maggiormente contro le pareti materne e tale distensione produce già una insensibilità dei tessuti e, nella maggior parte dei casi, la donna non si accorge nemmeno del piccolo taglio. La frequenza con cui viene praticata la perineotomia è diversa da ospedale a ospedale; per quanto la decisione venga presa dall'ostetrica, questa riflette spesso l'atteggiamento della struttura. Nella scelta del luogo del parto ci si può eventualmente informare anche su questi dati. E dove non si fa la perineotomia, cosa si fa? Si aspetta la lacerazione? Perineotomia o lacerazione spontanea? Esistono effettivamente i sostenitori dell'una e dell'altra! E non è facile farsi una propria idea. Come tutte le pratiche "chirurgiche" la perineotomia non può certo diventare una routine e dovrebbe essere limitata ai casi di reale necessità, non essendo tra l'altro a tutt'oggi dimostrato un reale vantaggio rispetto alla lacerazione spontanea né per la cicatrizzazione della ferita né per la prevenzione del prolasso uterino in età più avanzata.
Di solito si comincia a pensare al luogo del parto superata la prima metà della gravidanza. Un po' per scaramanzia, un po' perché il traguardo sembra lontano, il bimbo ancora non si muove e non ci sentiamo davvero future mamme, i primi mesi passano tra nausee, esami del sangue ed ecografie a confermarci (come se ne avessimo bisogno) lo stato di gravidanza. Poi una mattina ci svegliamo e improvvisamente sentiamo il desiderio di preparare e prepararci. Il corredino, la carrozzina, il corso di preparazione al parto, il corso di acquaticità, di stretching, di rilassamento ... e il bisogno di pensare al nido, come al posto dove partorire, dove diventerò mamma, dove nascerà mio figlio o mia figlia. Certo è una responsabilità ma solo una delle tante. Per prima cosa per poter decidere, bisogna conoscere. Prima di acquistare un'automobile, di solito visitiamo diverse concessionarie, leggiamo riviste specializzate e proviamo le vetture prima di comprarle. Possiamo fare quasi altrettanto anche per decidere dove partorire. Intanto ci si può informare su quali strutture per l'assistenza al parto sono presenti sul territorio, prendere contatto e andare a visitare il luogo direttamente da soli o in un piccolo gruppo. Sul posto potrete verificare la presenza di sale travaglio singole e dotate di bagno, informarvi sull'uso del monitoraggio continuo, dei farmaci, sulla possibilità di muovervi in travaglio e di assumere liberamente varie posizioni, sulla libertà di scegliere la posizione del parto e sugli "accessori" utili al riguardo (tappetoni, sgabelli, cuscini...). Informatevi altresì sul personale presente durante il parto e sulla possibilità che qualcuno resti con voi durante il travaglio e il parto. Qualche struttura è dotata di Vasca: chiedete se viene usata solo in travaglio o anche per il parto e quali sono le condizioni per accedervi. Se il dato vi interessa chiedete anche la percentuale di Tagli Cesarei, sapendo che il numero in sé significa poco se non supportato dalle motivazioni che hanno indotto ciascun intervento. E nel dopoparto? Il bambino viene lasciato subito alla mamma o, se no, dopo quanto tempo? C'è la possibilità di fare rooming-in cioè di tenere il bimbo sempre in stanza per allattarlo davvero a richiesta? Esiste una stanza per l'allattamento? Le mamme vengono seguite nell'allattamento al seno? Quanti giorni si resta in ospedale dopo il Parto Spontaneo e dopo il Taglio Cesareo? Queste sono solo alcune delle domande che possono aiutare la coppia di futuri genitori a scegliere il luogo dove si sentono più a proprio agio, dove sentono di essere più sicuri, più liberi e comunque desiderano che il proprio cucciolo nasca. Per molti futuri genitori è molto importante partorire dove è presente anche il Reparto di Neonatologia. E' indubbiamente un parametro da non sottovalutare o su cui essere almeno informati, sapendo che anche dove non è presente il reparto, c'è un neonatologo o un pediatra in grado di prestare la prima assistenza al neonato in difficoltà e che un trasporto veloce in una struttura attrezzata è sempre possibile e non compromette la salute del bambino. Nel panorama dei luoghi dove partorire è possibile contemplare anche la propria casa ed affrontare così l'esperienza del Parto a domicilio. A Parma oltre alla possibilità di avere una ostetrica libera professionista, da qualche anno è attivo anche un servizio pubblico per l'assistenza al parto domiciliare. La mia esperienza, descritta anche in una pagina di questo sito, è stata talmente positiva che a volte mi sento davvero una privilegiata per averla potuta vivere. Alla fine penso che saremo contente della nostra scelta quando sentiamo che è la stessa che farebbe o avrebbe fatto il nostro bimbo.
Il pediatra è una figura di fondamentale importanza nei primi anni di vita del nostro bimbo. Spesso ci si affida a lui (o a lei) come ad una mamma, un confidente, un consigliere. Le sue parole acquistano un peso tale per cui hanno la precedenza rispetto a quanto ci si sente dire da amiche, sorelle, mamme ma anche da altre figure professionali. E' importante che si instauri un rapporto di fiducia, meglio se reciproco, tornerà utile in mille occasioni. Ma come fare? Intanto già durante la gravidanza i futuri genitori possono prendere contatto con alcuni pediatri, incontrandoli direttamente. Fidatevi del vostro istinto, della serenità che vi trasmette o al contrario dell'ansia. Informatevi sulla sua disponibilità in ambulatorio, telefonica, a domicilio. Il pediatra deve essere reperibile dalle ore 8 alle ore 20 dal lunedì al venerdì non festivi (in ambulatorio o telefonicamente). Al di fuori di questi orari funziona il servizio di Guardia Medica e il pediatra non è tenuto ad essere reperibile(alcuni lo sono). E' utile che il medico sia disponibile per visite domiciliari, ma bisogna considerare che il numero di bambini per ciascun dottore è parecchio elevato e in certi periodi di "epidemie" influenzali non è davvero pensabile che possa visitare a casa ogni bambino. La valutazione dell'effettiva necessità di una visita domiciliare deve essere lasciata al pediatra stesso. Nell'incontro preliminare con il dottore ci si può informare anche sul suo comportamento rispetto ad allattamento, svezzamento, uso di farmaci, vaccinazioni...; ovviamente questo non per interrogare ma per evitare discussioni e "crisi" una volta che il bambino è nato. Diversi genitori oggi hanno idee e conoscenze precise ad es. sull'allattamento al seno e possono trovarsi in grande difficoltà di fronte ad un pediatra che suggerisce facilmente l'uso di latte artificiale. Capita spesso, anche nella mia esperienza professionale, che il genitore non convinto o non soddisfatto di quello che il pediatra ha detto o fatto, cominci a rivolgersi ad altri medici, cambiandone anche diversi. Questo comportamento di solito non concorre ad una maggiore salute del bambino, il quale ha bisogno di un professionista che lo conosce e che lo segue nel tempo. A volte si può sentire il desiderio di un'altra voce e se questo serve a farci stare più tranquilli, ben venga ma sappiamo che a forza di cambiare avremo un bimbo visto da tanti ma conosciuto da nessuno, inteso di pediatri. Piuttosto se davvero non ci fidiamo o non siamo contenti del pediatra che abbiamo scelto, dopo avere cercato di parlarne con lui o lei e risolverne i motivi di insoddisfazione, possiamo sempre decidere di cambiarlo. Dopotutto non lo abbiamo sposato.
Contraccezione: Metodo dell'Amenorrea da Lattazione (L.A.M.). Metodo dell'infertilità indotta dall'allattamento al seno nei primi 6 mesi. L'allattamento al seno, se adeguatamente praticato, può costituire un metodo per distanziare le nascite. Il periodo dopo il parto per tutte le donne è una fase di grandi cambiamenti e di notevole impegno fisico, psichico ed emotivo. Il nuovo nato anche se non è il primo figlio, è costantemente al centro dell'attenzione. Questo, insieme all'impegno per la gestione della casa e del resto della famiglia, contribuisce a distogliere la donna da una precisa attenzione a sé. Inoltre spesso la convinzione che in allattamento non vi siano "certezze" si unisce alla stanchezza quotidiana e spinge la coppia a non avere rapporti anche per lungo tempo. Il LAM si fonda sulla fisiologica infertilità sperimentata in donne che allattano al seno. Tale infertilità è provocata dalla soppressione dell'ovulazione su base ormonale. L'efficacia del LAM è strettamente legata a tre criteri fondamentali: 1. Non devono ancora essere comparse le mestruazioni dopo il parto. (Non si considerano perdite mestruali quelle perdite scarse di sangue che si verificano entro i primi 56 giorni dal parto); una mestruazione viene definita tale quando si rilevano per almeno 2 giorni consecutivi perdite ematiche abbondanti o più abbondanti di una normale mestruazione oppure per almeno 2 giorni perdite scarse di sangue con muco e almeno 1 giorno di perdite normali oppure quando si presentano per almeno 3 giorni consecutivi perdite ematiche con muco. 2. Non deve essere stato avviato lo svezzamento e non devono mai essere intercorsi lunghi intervalli tra le poppate del giorno e della notte; gli intervalli massimi tra le poppate non devono superare le 4 ore durante il giorno e le 6 ore durante la notte; i supplementi non devono essere superiori al 5-15% di tutti i pasti al seno, preferibilmente ancora meno. 3. Il bambino non deve avere superato i 6 mesi di vita. Se permangono questi requisiti, la possibilità di una gravidanza non programmata oscilla tra l'1 e il 2%. La scomparsa anche di uno solo di questi requisiti comporta la sospensione del metodo LAM pur continuando l'allattamento al seno. Il LAM si sospende quando anche per una sola volta tra una poppata e l'altra sono intercorse più di 10 ore oppure quando gli intervalli superano spesso le sei ore. Non si rientra più nei criteri del LAM, se viene sostituita anche una sola poppata. E' importante informarsi sul metodo LAM e sugli altri Metodi Naturali già durante la gravidanza in modo da avviarlo subito dopo il parto. In ogni caso si consiglia di fissare un appuntamento in puerperio con l'"insegnante" del Metodo, in cui valutare la qualità e la modalità dell'allattamento.
L’acqua sostiene, avvolge, protegge e culla la futura madre, la invita ad una comunicazione più profonda ed empatica con il bambino che senza il peso della gravità si muove dentro di lei. L’acqua può offrire ad ogni futura mamma la possibilità di riavvicinarsi ad un’esperienza creativa irripetibile come quella della nascita. E’ l’elemento primordiale che ci accompagna dal concepimento fino alla nascita e che anche dopo continua ad essere familiare, fonte di giochi, rilassamento, sensazione di leggerezza e piacevole regressione.
Nutrire di latte e carezze Essere toccato è molto importante per il bambino per il suo equilibrio fisico e psichico. Dentro l’utero il bambino cresce protetto continuamente accarezzato, toccato e massaggiato dalle pareti e dal liquido che lo avvolgono e lo abbracciano. Vive in una dimensione di lentezza e di ritmo, danza al suono del battito materno e dei rumori ovattati che gli giungono. Tutto è movimento, è gioco con le manine e i piedini, libero di nuotare. Lentamente lo spazio intorno si riduce e aumenta il contatto, il massaggio. Ora l’utero lo avvolge come una montagna. Una montagna che gli si rivolta contro. Il suo mondo lo allontana … e mani lo accolgono, per restituirgli l’antico contatto, il calore, la tranquillità. Massaggiare il bambino fin da piccolo con tenerezza e amore è un modo di comunicare affetto e sicurezza attraverso il tatto che è il senso più sviluppato nel bambino piccolo, quello che stabilisce la relazione tra lui e il mondo esterno.
Il massaggio è utile a rafforzare il legame tra genitori e figli, aiuta a confortare, alleviare il dolore e stimola il sistema immunitario. Favorisce nel bambino la percezione del proprio corpo, donando sicurezza in se stesso. Particolarmente indicato nei neonati prematuri, consente loro di recuperare dopo la nascita l’esperienza di stimolazione cutanea che non ha ricevuto in utero.
Ho desiderato partorire a casa, qualche mese dopo il parto in ospedale del mio 1°bimbo Simone, prima ancora di pensare e aspettare un 2°figlio. Diventare madre mi aveva fatto scoprire un’energia ed una forza che non sapevo di avere e tutte le paure, i dubbi legati all’incognita della 1^ volta si erano dissolti lasciando spazio solo ad emozioni positive. Ho partorito, posso partorire, partorirò di nuovo. Erano (e sono) certezze inebrianti. Nel frattempo durante un corso d’aggiornamento sull’allattamento al seno avevo avuto modo di studiare i vari benefici a tutti i livelli di un contatto profondo, immediato e continuato tra neonato e neomamma. E così ho deciso. Dopo pochi mesi (Simone non aveva ancora 1 anno) sono rimasta incinta per la 2^volta. Durante la gravidanza non ho mai messo in discussione la scelta di partorire a casa, se non per parlarne meglio con Paolo. La sua complicità fu incondizionata e ci preparammo così anche psicologicamente a vivere questo evento dentro alle mura di casa. Certo abbiamo affrontato anche la disapprovazione di diverse persone intorno a noi che come tanti ancora considerano il parto fuori dalle mura dell’ospedale più attrezzato, pericoloso, irresponsabile, inutile. E’ forse più rassicurante partorire dove altri decidono per te e “ti fanno partorire”, stabilendo tempi, modi, posizioni e reazioni dell’incontro col tuo bimbo? Forse, se pensiamo al parto come qualcosa che avviene fuori da noi. Ma la nascita, la rinascita, l’incontro col nostro cucciolo avvengono prima dentro di noi e solo se la madre è lasciata libera di incontrarsi col suo piccolo nei tempi e nei modi che sceglierà, davvero rinascerà con suo figlio e scoprirà dentro di lei quella forza inaspettata e insospettata ben più forte del dolore delle contrazioni o della paura di non farcela.
Gloria è nata in casa, il 14 Marzo 2001 alle ore 13.12. Con noi 2 il papà Paolo e le ostetriche Cristina ed Elisa. Un travaglio intenso ed incalzante iniziato all’alba. Una contrazione dolorosa mi ha svegliato alle 5 del mattino. Cosa succede? Il termine della gravidanza, quello stabilito da altri come il tempo in cui doveva nascere mia figlia, era già scaduto da 11 giorni e vivevo una sensazione come se Gloria non sarebbe “più nata” una volta scaduto il limite, come se non sarebbe successo più niente. E invece eccolo il segnale, “qualcosa” succederà. Incerto all’inizio, timido, un piccolo toc-toc alla porta. Il tempo per una preghiera, l’ultima colazione in 3 e un bacio a Simone che va all’asilo, inconsapevole (forse). E poi c’è posto solo per lei, la mia Gloria. Vissuto a casa il travaglio ha un altro sapore e la mia esperienza di ostetrica ospedaliera mi fa vivere anche con un po’ di timidezza questo approccio così diverso: la discrezione delle ostetriche, il rispetto per quello che io volevo fare, la libertà di muovermi e di stare con Paolo. Ho un ricordo confuso di cosa accadeva intorno a me in quelle ore. Ricordo però che ad un certo punto il pensiero di Simone torna ad impossessarsi di me. Simone è all’asilo, è ora di andarlo a prendere. Mi sento come se lo stessi abbandonando, il mio pensiero è a lui, lo sento indifeso e solo. In fondo noi mamme ci sentiamo insostituibili ed indispensabili per i nostri bimbi. Invitata dall’ostetrica che si accorge della mia preoccupazione, cerco di spostare la mia testa da Simone a Gloria, al qui-adesso e poco dopo Gloria con forza nasce. Un fagotto di 4 Kg che si attacca subito al mio seno e vi resta attaccata per un paio d’ore.
Ho avuto la sensazione di assistere ad un miracolo, di toccare l’essenza della vita nella sua semplicità, nella sua potenza. Gloria che inizia a respirare, che lentamente smette di piangere e apre gli occhietti, Gloria che mi fissa mentre succhia al seno, docile e tranquilla. E’ bellissima, è bellissimo. E poi la quiete dopo la tempesta, la pace, l’estasi. E quella forza.
In una donna normopeso può essere accettabile e fisiologico cioè senza ripercussioni significative sulla madre e sul bimbo un aumento di peso compreso tra 6 e 18 Kg. Per sapere se si è normopeso, ci si affida alla Regola di Brocà: il peso pregravidico deve essere compreso tra l'80% e il 100% dei cm oltre il metro. Ad es. una donna alta m.1,60 è normopeso se pesa tra 48 e 60 Kg. Se si inizia la gravidanza in sovrappeso, può essere necessario controllare l'alimentazione con una dieta appropriata e studiata da personale esperto. In condizioni fisiologiche invece è meglio non imporsi nè imporre restrizioni alimentari in gravidanza, cercando comunque di privilegiare l'assunzione di frutta e verdura meglio se biologiche e di stagione.
Le fiabe parlano al bambino un linguaggio che lui ben conosce. Un linguaggio che parla al suo inconscio e che gli consente di affrontare anche se appunto in modo inconsapevole, le ansie, le paure, le gelosie,i dilemmi che fanno parte di lui anche se razionalmente non se ne rende conto. Nelle fiabe il bambino ritrova proprio quello che c'è dentro di lui: riconoscere in storie e personaggi fantastici le stesse angosce e difficoltà, è per lui un modo di cominciare ad elaborare e mettere ordine. Nella psiche del bambino c'è infatti un grande caos così come ci sono grandi paure: essere abbandonato , essere divorato, non essere amato. Nei personaggi delle fiabe si ritrovano proprio quelle esperienze e il bambino ha la possibilità di vedere come da una situazione difficile e problematica con impegno e intelligenza si può uscire e quindi crescere. Nelle fiabe non c'è confusione di ruoli e di caratteristiche: chi è buono e chi è cattivo, come nella mente del piccolo che ad esempio non riesce a capire come mai la propria mamma che è così dolce ed affettuosa a volte si trasforma in una persona cattiva e adirata. E' più facile capire che la madre cattiva di Biancaneve non è la sua vera madre, quella buona ma una matrigna: in questo modo la figura della propria mamma è preservata e il bambino non teme più che diventi cattiva. Ognuno di noi e i bambini in particolare, coglie dalla fiaba quello che gli serve in quel momento della propria vita, che è diverso da bambino a bambino e per lo stesso bambino nei vari periodi della crescita. Molta della letteratura moderna per l'infanzia propone storie edulcorate e prive di drammi esistenziali. Il bambino imparerà probabilmente qualcosa da quelle storie ma in questo modo oltre a presentargli un mondo che comunque non è reale, gli viene detto che non si ritiene importante e reale quello che lui prova. Raccontando fiabe al suo figlioletto, un genitore gli dà un'importante dimostrazione del fatto che considera le sue esperienze interiori, così come sono espresse nelle fiabe, degne, legittime. Al bambino arriva la sensazione che siccome le sue esperienze interiori sono state accettate dal genitore come reali e importanti, anche lui, implicitamente, è reale e importante. Il bimbo inoltre capisce benissimo che non si parla di storie vere anche se lo sembrano e per certi aspetti potrebbero anche esserlo; "c'era una volta", "tanto tempo fa", "in un posto lontano" trasferiscono fuori dalla realtà quotidiana del bambino la storia raccontata così che lui sappia molto bene dentro di sé che quelle storie sono accadute in un posto fantastico, dove lui arriva con il pensiero e con la fantasia, Concedendogli questi "viaggi", il genitore rassicura il bambino che la sua necessità di abbandonarsi alla fantasia o la sua capacità di cessare di farlo, non costituiscono difetto. Anche raccontare fiabe è un modo per far sentire i nostri bimbi amati e considerati. E diamo alla sua vita quel pizzico di magia di cui anche noi sentiamo ancora a volte il bisogno.
Le statistiche parlano chiaro: i nostri bimbi trascorrono troppe ore davanti alla TV, spesso mentre mangiano, mentre giocano o prima di addormentarsi. Ma è proprio dannosa la TV? Perché? E come possiamo controllarla? E' in effetti inutile e controproducente demonizzarla , averne paura così come è pericoloso ritenerla innocua. Oh certo l'elettrodomestico in sé lo è, a meno che non cada addosso, ma è l'uso che ne facciamo e che ne fa nostro figlio a renderlo uno strumento domato o domatore. La Tv non consente la relazione, ci rende spettatori e la nostra possibilità di scelta è limitata allo zapping se un programma non ci piace. Ma il bimbo? Il bimbo è spettatore come noi, ma diversamente dalla maggior parte degli adulti, non possiede ancora la capacità di valutare, capire quello che vede e davvero scegliere. Il bimbo assorbe in maniera acritica tutto quello che un canale gli propone, dalle pubblicità alle parolacce, dalle scene d'amore a quelle di amicizia a quelle di violenza, condiziona il suo modo di pensare e le sue scelte, ad esempio nel fargli preferire la merenda o il gioco più reclamizzato che non necessariamente sarebbero i suoi preferiti. Sapete a proposito di cibo che alcuni esperti del settore sostengono una stretta correlazione tra la TV e l'obesità infantile? Pare infatti che mentre guarda la televisione il bimbo mangia di più e più distrattamente ma soprattutto è influenzato dalla pubblicità che gli martella davanti merendine, biscotti e dolci vari. Ecco alcuni consigli per fare davvero della televisione un accessorio domestico o meglio addomesticato: 1. La TV non deve attirare l'attenzione in casa. Una posizione più discreta ed appartata favorisce l'abitudine alla scelta dei programmi ed evita l'utilizzo casuale e smodato. 2. Basta un televisore in casa. Evitare in maniera assoluta la sua presenza nella camera dei bambini. L'adulto rischia di perdere il controllo su quanto e quando il bimbo guarda e inibisce nel bimbo la necessità di un confronto su quello che sta guardando. 3. Proteggiamo il benessere del nostro bimbo, abituandolo a stare seduto correttamente, ad almeno 2 metri di distanza, in posizione centrale rispetto al televisore, con un volume moderato del suono. Evitare altresì di lasciarlo smangiucchiare davanti alla TV. 4. Favoriamo l'utilizzo del videoregistratore. Diversamente dalla TV il bimbo si abitua a scegliere quello che vuole vedere e una volta finito non gli viene propinato altro, a meno di una ulteriore scelta. Il videoregistratore consente di rivedere una scena più volte per capire meglio e riflettere di più. 5. Chi telecomanda? Meglio che non sia il bambino. Casualmente può capitare su immagini scioccanti e di difficile comprensione. In ogni caso non diamo il cattivo esempio. 6. E' proprio necessario che mangi sempre a tavola con noi, la televisione? Evitiamo di accenderla mentre si mangia e favoriamo il dialogo. 7. Le immagini che il bimbo guarda prima di dormire, si possono insinuare nei suoi sogni. Evitiamo che guardi la televisione prima di andare a letto e lasciamogli il diritto e la libertà di sognare. 8. La televisione può diventare un'incredibile occasione di conoscenza. Cerchiamo di privilegiare trasmissioni da cui possa nascere un confronto costruttivo in famiglia. Abituiamoci anche a guardarla insieme in famiglia, soprattutto senza lasciare il bimbo da solo.
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