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CAPPUCCETTO ROSSO

La minaccia di essere divorati è il tema centrale di Cappuccetto Rosso come lo era anche di Hansel e Gretel. Se nella seconda rimane però una minaccia, Cappuccetto Rosso viene ingoiata davvero dal lupo, ma dalla sua pancia uscirà, per mano di un cacciatore-salvatore, rinata ad un livello superiore di maturità. Non sfugge il richiamo fortissimo alla gravidanza e al parto. 

Questa fiaba si occupa di alcuni problemi cruciali che una ragazza in età scolare deve risolvere se nel suo subconscio permangono atteggiamenti edipici, che possono indurla ad esporsi pericolosamente alla possibilità di essere sedotta. Cappuccetto Rosso è una bambina che ha già superato la fase dell'avidità orale, dell'ansia divoratrice e anche della paura dell'abbandono. Difatti esce volontariamente dalla casetta dei genitori ai margini del bosco con delle cose buone da mangiare da portare alla nonna malata in un'altra casetta dentro il bosco. 

La bimba non ha paura del bosco, del mondo esterno, anzi le piace e quindi si trova in pericolo. Se questo mondo diventa troppo seducente, può indurre ad abbandonare il principio di realtà, finalmente e faticosamente conquistato, per tornare ad agire secondo il principio di piacere e quindi possono determinarsi incontri pericolosi:il lupo, seducente e distruttivo. 

Cappuccetto Rosso è senza dubbio una bambina già alle prese con i problemi della pubertà per i quali non è ancora pronta emotivamente perché non ha ancora risolto i suoi conflitti edipici. E' curiosa, attratta dal mondo ma disobbedendo alla madre che le raccomanda di non allontanarsi dal sentiero battuto, si avventura su altri sentieri a spiare negli angoli per scoprire i segreti degli adulti. 

La seduzione del lupo dà la possibilità a Cappuccetto Rosso di fargli divorare la nonna, visto che gli fornisce tutte le indicazioni per raggiungere la sua casa. Perché lo fa? Anche un bambino se lo chiede! L'inconscio di Cappuccetto Rosso fa di tutto per tradire la nonna, una figura parentale materna che dovrebbe proteggerla e diventa invece vulnerabile rendendo vulnerabile anche la nipote. 

La nonna, che regala alla nipotina un mantello rosso. Il rosso simboleggia le emozioni violente, comprese quelle sessuali. Ma il mantello è piccolo, è un cappuccetto, perché anche la bambina è piccola, troppo piccola non per portare un mantello, ma per dominare ciò che simboleggia e ciò che il semplice fatto di portarlo incoraggia. Il pericolo per la bimba consiste nella sua sessualità in boccio che una personalità immatura non è ancora in grado di dominare. Il lupo divora la nonna e attende Cappuccetto Rosso. La curiosità della bambina continua anche di fronte a questo strano travestimento e le famose domande che rivolge al lupo enumerano i 4 sensi (udito, vista, tatto e gusto), proprio come fa un bambino che si serve di tutti i sensi per conoscere il mondo. Il lupo è nel letto, come era nel letto la nonna, a rafforzare il riferimento alla sessualità e divora la bambina. Nella prima versione di Perrault poi abbandonata, il lupo chiede espressamente alla bambina di spogliarsi ed entrare nel letto prima di mangiarla. 

Ma ecco che compare l'unico personaggio maschile (oltre al lupo, figura negativa), il cacciatore(figura positiva), richiamo ad una figura paterna che salva la figlia attraverso una specie di taglio cesareo e la restituisce ad una nuova vita più matura e consapevole. Cappuccetto viene divorata bambina e rinasce signorina, più in grado di vivere la propria sessualità e di riconoscere le seduzioni del mondo esterno.

 Il cacciatore controlla il proprio istinto e non uccide il lupo. Gli apre il ventre per salvare nonna e nipote. Sarà dopo Cappuccetto Rosso ad uccidere il lupo, riempiendogli la pancia di sassi. Deve essere lei a decidere spontaneamente cosa farne del lupo, per non lasciar pensare che sempre altre persone le risolveranno i problemi. Il fatto che il lupo non muoia in seguito allo sventramento è importante anche per non indurre il bambino a credere che la fuoriuscita dall'utero materno possa uccidere la madre durante il parto. Cappuccetto Rosso perse l'innocenza dell'infanzia, quando incontrò i pericoli in agguato dentro se stessa nel mondo e ne ebbe in cambio la saggezza che soltanto chi è "nato due volte" può possedere: chi non solo supera una crisi esistenziale ma anche si rende conto che vi è stato gettato dalla sua stessa natura. E dal buio della pancia del lupo ecco una una nuova luce che illumina una nuova vita. 

Cappuccetto Rosso ora può tornare dalla madre.

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HANSEL E GRETEL

Hansel e Gretel è una delle tante fiabe dove due fratelli collaborano per la salvezza comune e riescono grazie ai loro sforzi uniti. Il bambino impara che deve uscire dalla sua immatura dipendenza dai genitori ed elevarsi ad uno stadio superiore di sviluppo; non solo, impara anche ad accogliere con favore la collaborazione con i coetanei.                                                                                      Sulla necessità di staccarsi dalla dipendenza dalla madre si gioca la parte iniziale di questa fiaba, dipendenza a cui Hansel si ribella, cercando con intelligenza e astuzia un modo per tornare indietro (i sassolini). I bambini che sanno di avere un bisogno disperato dei propri genitori, tornano a casa.        Ma la storia insegna che questa dipendenza non funziona, che è necessario uscirne. E la seconda volta che i genitori portano i bambini nel bosco, il tentativo di tornare non funziona, perché Hansel non usa più intelligenza ed astuzia. Le briciole di pane sparse per terra vengono mangiate dagli uccellini e questo impedisce ai bambini di tornare a casa. Avrebbe dovuto continuare ad usare l'intelligenza individuando punti di riferimento lungo la strada per uscire dal bosco, invece avendo scelto la regressione e il rifiuto, Hansel ha perso molto della sua iniziativa e lucidità.                                  Questo mostra gli effetti limitanti di fissazioni a livelli primitivi di sviluppo, cui la persona ricorre per paura.                                                                                                                                                                        E sono nel bosco, nell'inconscio e qui danno libero sfogo alla loro regressione orale. La casa di marzapane rappresenta un'esistenza basata sulle soddisfazioni più primitive. Mangiando la casa, i bambini dimostrano di non pensare che stanno distruggendo il loro possibile riparo e di non preoccuparsi neppure di privare qualcuno della casa, pur di mangiare. I bambini non ascoltano la vocina che chiede loro"chi sta mangiando la mia casetta?"; una voce che è la loro coscienza esteriorizzata. La casa rappresenta l'avidità orale e l'irresistibile tentazione di assecondarla.                                     Una casa di marzapane, che si può "pappare", è anche un simbolo della madre, che infatti trae il nutrimento per il bambino dal proprio corpo. La madre rappresenta per il bambino la fonte di ogni cibo. Il bambino conserva il ricordo di un tempo paradisiaco, quando la madre lo allattava e creava intorno a lui un mondo di beatitudine orale e ora è sconvolto dal fatto che avanzi richieste nei suoi confronti.                                                                                                                                     La regressione alla condizione primaria di vita sopprime ogni individualizzazione e indipendenza, mettendo perfino a rischio la vita. ed ecco la strega, personificazione degli aspetti distruttivi dell'oralità, con la stessa tendenza a divorare che hanno i due fratellini. Il cedimento agli impulsi incontrollati può portare alla distruzione. Ma la strega in un primo tempo è una figura materna gratificante: li prende per mano, dà loro da mangiare e li accudisce. Solo l'indomani mostra il suo vero volto. Per uscire da quella situazione i bambini imparano di nuovo ad usare astuzia e intelligenza: Hansel fa toccare alla strega l'ossicino di pollo e Gretel spinge la strega nel forno, vittima a sua volta delle propria avidità divoratrice.                                                                                                 Nella casa, che come dicevamo rappresenta il corpo della madre, i bambini trovano dei tesori; salta fuori che la madre buona era nascosta in fondo a quella cattiva. I bambini ereditano i gioielli e solo allora possono tornare a casa e questa volta riescono a trovare la strada: solo dopo che hanno potuto ritrovare la buona madre. La casa dei genitori vicino al bosco e la casetta di marzapane nel profondo del bosco sono a livello inconscio i due aspetti della casa parentale: quello gratificante  e quello frustrante.                                                                                                                                   In questa fiaba sono figure femminili (la matrigna e la strega) a rappresentare le forze ostili. Gretel tranquillizza il bambino che ascolta, con la constatazione che una persona di sesso femminile può essere salvatrice. Ancora più importante il fatto che Hansel li salva una prima volta e Gretel una seconda. Devono imparare ad affidarsi ai coetanei per aiuto reciproco e comprensione.                                  Gli eroi tornano a casa e vi trovano la felicità. 

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"I tre porcellini"

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La fiaba "I tre porcellini" insegna in modo molto divertente ed insieme drammatico a non essere pigri e prendersela comoda altrimenti si può morire. L'intelligenza, l'astuzia e l'impegno ci consentiranno di avere la meglio anche sul nostro più temibile nemico: il lupo! La storia mostra anche i vantaggi del crescere visto che il terzo porcellino, quello che riesce a sconfiggere il lupo, è presentato come il più grande e il più anziano. Le case che i porcellini costruiscono, simboleggiano il progresso dell'umanità nella storia e, internamente, il progresso da una personalità dominata dall'istinto, dal principio di piacere ad una personalità sostanzialmente controllata dall'Io, conforme al principio di realtà. Solo il terzo porcellino è in grado di rimandare il momento dei giochi, costruisce una casa più resistente e prevede addirittura il comportamento del lupo. Il porcellino è così in grado di sconfiggere potenze più forti e più feroci di lui. Il selvaggio e distruttivo lupo rappresenta tutte le forze cattive da cui l' individuo deve imparare a difendersi. Il lupo è manifestamente un animale malvagio, perchè vuole distruggere. La sua cattiveria è qualcosa che il bambino piccolo riconosce nel proprio intimo: il desiderio di divorare e la sua conseguenza cioè l'angoscia di subire la stessa sorte. Il lupo è un'esteriorizzazione e la storia insegna come affrontare questa cattiveria in modo costruttivo. L'identificazione coi tre porcellini insegna che ci sono degli sviluppi: possibilità di progresso dal principio di piacere al principio di realtà, che poi non è che una modificazione del primo. Oltretutto in questa trasformazione è mantenuta una notevole misura di piacere: l'astuto terzo porcellino mette nel sacco il lupo parecchie volte, finchè non riesce ad ucciderlo proprio quando il lupo cerca di entrargli in casa per ucciderlo a sua volta. Giustizia è fatta: il lupo che ha divorato due porcellini e vuole divorare il terzo, finisce cibo a sua volta. Al bambino che viene invitato dall'inizio alla fine ad identificarsi con un personaggio, non solo s'infonde la speranza ma viene anche detto che sviluppando la propria intelligenza potrà sconfiggere un avversario molto più forte. Dato che i tre porcellini rappresentano vari stadi dello sviluppo dell'uomo, la scomparsa dei primi due non è traumatica. Anche il bambino piccolo sembra comprendere che tutti e tre sono in realtà uno solo e il medesimo a stadi differenti.

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